Il modello ESG per la finanza sostenibile
Oggetto del lavoro è l’analisi del mercato, del quadro normativo e delle dinamiche legate alla Finanza Sostenibile e ai parametri ESG, al fine di individuare reali opportunità di investimento che tengano conto non solo della performance in termini quantitativo-finanziari, ma anche della capacità delle società di aderire a tali criteri. L’acronimo ESG sta per Environmental, Social e Governance ed è utilizzato per indicare tutte quelle attività legate agli investimenti responsabili.
Environmental si riferisce a tutte le attività volte al contenimento e alla corretta gestione delle risorse naturali. In virtù del crescente interesse per la climate finance, la metrica principale per valutarne l’aderenza a tale criterio riguarda il consumo di combustibili fossili. L’impegno delle aziende green, infatti, premia quest’ultime in termini di price growth e di positive sentiment da parte del mercato. Al contrario, si può notare che le imprese più inquinanti hanno subito pesanti contraccolpi in seguito alle loro politiche poco riguardose verso l’ambiente. Un esempio concreto è quanto accaduto nel 2015 al gruppo automobilistico Volkswagen, quando, in seguito agli accertamenti dell’EPA, è stato coinvolto nel cosiddetto scandalo Dieselgate, un esempio di manipolazione dei dati sulle emissioni per superare i test antinquinamento.
Social riguarda tutte le decisioni e le iniziative aziendali che hanno un impatto sociale. Tra i temi affrontati figurano la parità di genere ed il rispetto delle diversità, la protezione dei dati sensibili e l’attenzione alle condizioni di lavoro.
Governance, infine, concerne le procedure e le pratiche con cui una società è controllata e diretta, includendo la diversità dell’alta dirigenza e la sua remunerazione.
Cos’è la Finanza Sostenibile
Stando alla definizione della Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), la stessa finanza sostenibile è «l’insieme di strategie di investimento che considerano i fattori ESG nella composizione e gestione di portafoglio». Il prodotto ESG è diventato un must tanto per i consumatori finali quanto per le aziende ed i loro finanziatori. Le società che integrano nella loro mission tali criteri sono cresciute. Secondo la GSIA, nell’aprile del 2019, il valore degli asset ESG ammontava a 30,7 trilioni di $ registrando una crescita del 35% circa rispetto ai 22,8 trilioni del 2016. A dominare il mercato della finanza sostenibile sono Europa e Stati Uniti, con circa i 5/6 del totale degli asset. Da segnalare l’espansione del fenomeno anche in Canada e nella regione Australia/Nuova Zelanda dove i titoli ESG rappresentano oltre la metà degli asset gestiti dai fondi di investimento, con delle soglie di crescita, nel biennio 2016-2018, rispettivamente del 42% in CAD, del 46% in AUD. Infine, il Giappone detiene attualmente 2,180 trilioni $ di asset ESG e si presenta come il forerunner asiatico del fenomeno. Con il lancio di più di 330 fondi ESG nel 2020, gli analisti di Bloomberg prevedono un aumento dei volumi fino al valore di 53 trilioni di $ entro il 2025.
La posizione dei paesi industrializzati sulla Finanza Sostenibile
I governi dei principali players del mercato stanno provvedendo all’elaborazione di normative nazionali e internazionali. Durante la settantesima Sessione annuale dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è stata adottata all’unanimità l’Agenda 2030. L’Unione Europea si è fortemente impegnata ad assumere il ruolo di apripista nell’attuazione di tale accordo internazionale. Tra i suoi obiettivi, la EU Taxonomy, che entrerà in vigore nel 2022, regola quali investimenti saranno considerati sostenibili e quali no, con dettagli tecnici sulla base dei quali l’etichetta green può essere conferita. Il Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) costituisce un primo importante passo per promuovere un mercato europeo dei prodotti sostenibili e per rafforzare un sistema alle prese con le sfide poste dai nuovi cambiamenti. Gli obblighi previsti da esso sono differenziati con riguardo sia all’oggetto di riferimento dell’informativa (dati riferiti al soggetto/attività – entity level – oppure al prodotto finanziario – product level), sia alla modalità di fornitura (informativa sul sito web, informativa precontrattuale o informativa periodica). Facendo ciò, sarà possibile rispondere alle richieste degli investitori per prodotti sostenibili e ridurre il rischio del greenwashing. Anche gli Stati Uniti, nel 2015, mostrano interesse nei temi ESG, siglando il Paris Agreement e adottando così il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale. Dopo l’iniziale uscita dall’accordo da parte dell’amministrazione Trump, Joe Biden ha avviato la procedura per rientrare nell’agreement. Il leader statunitense impegna gli Stati Uniti a raggiungere entro il 2050 la produzione di energia al 100% rinnovabile e il raggiungimento della carbon neutrality. La Cina è stata tra i Paesi promotori dell’accordo di Parigi del 2015 e, con il piano quinquennale del 2016, ha fissato l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal carbone come fonte di energia in favore del gas naturale. Nel 2020, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality entro il 2060. Tale obiettivo, con implicazioni a livello locale e globale, punta a posizionare il Paese come leader nella diplomazia climatica.
La costruzione di un portafoglio in linea con i criteri ESG
A questo punto si esplica la metodologia utilizzata per procedere nella costruzione di un portafoglio azionario che sia, allo stesso tempo, profittevole dal punto di vista finanziario ed in linea con i criteri ESG. Partendo da un universo di 726 titoli, inclusi nell’Indice MSCI World ESG Leaders ed ordinati come top Total Sustainability Percentile Rank, si è effettuata, secondo un approccio bottom-up, una prima selezione scegliendo i titoli con capitalizzazione di borsa maggiore o uguale a 30 miliardi $. Dei 263 titoli selezionati, applicando come ulteriore criterio di scelta il valore soglia di 50 del Total Sustainability Percentile Rank, l’ammontare dei titoli è risultato essere pari a 142. Successivamente, partendo da un approccio global macro, è stata effettuata un’analisi top-down per l’individuazione dei settori e uno studio quali-quantitativo per la selezione dei singoli titoli e l’attribuzione dei pesi. Dal punto di vista dell’analisi macro, si assiste ad una sovra-performance dei titoli americani, ciclici e value a discapito dei cosiddetti stay-at-home stocks (Zoom Video, Amazon, Netflix, Teladoc Health e Shopify). Il tema dell’inflazione, attualmente, continua a preoccupare gli investitori, rappresentando, insieme al Covid-19 e alle sue varianti, il punto centrale dell’incertezza dei mercati. Inoltre, il divario tra livelli di occupazione attuali e pre-pandemia sia in Europa che negli Stati Uniti è in crescita. In tale contesto, una strategia d’investimento azionario vincente consisterebbe, attraverso una capillare analisi settoriale, nel dare un maggior peso ai settori che stanno dimostrando una crescita più sostenuta rispetto allo scorso anno, come il settore dei beni di consumo, dell’energia alternativa, dei materiali e dell’industria. Inoltre, assistendo ad una fase di ripresa dell’economia, si consiglia di esporsi maggiormente sui titoli ciclici e di ridurre l’esposizione sui titoli non-ciclici, mantenendo al contempo un’attenzione particolare sul biotech, ancora in forte crescita.
Dunque, esaurita la prima selezione dell’universo titoli e conclusa l’analisi macro-settoriale, a seguito di una valutazione current e forward delle società emittenti sulla base di multipli e indicatori economici, si è giunti alla selezione di 34 titoli azionari, inseriti nel portafoglio “IPE ESG Choice”. Tra i multipli utilizzati ai fini della nostra analisi, il Price to Earnings ratio (P/E) costituisce il punto di partenza. Si è scelto, in particolare, di privilegiare le società che presentano un P/E inferiore rispetto ai peers, trovandosi quindi in una situazione di sottovalutazione. Ulteriori considerazioni sono state fatte riguardo all’EBITDA to Sales e alle previsioni sulle variazioni percentuali del fatturato nell’orizzonte temporale 2021-2023, al fine di prediligere i titoli con maggiori prospettive di crescita. A completamento della suddetta analisi, si è tenuto conto delle più recenti e principali informazioni a supporto delle previsioni positive precedentemente elaborate.
Conclusioni
Risultato conclusivo dell’analisi condotta è, dunque, la composizione di un basket azionario, frutto di una strategia di investimento che unisce, nella scelta dei titoli, l’aderenza ai parametri ESG delle aziende considerate, alla classica analisi finanziaria dei multipli di borsa. Al fine di testarne l’andamento in condizioni reali di mercato, la strategia elaborata è stata valutata mediante una simulazione long-only su dati storici settimanali forniti da Bloomberg, relativi al periodo 2019-2021. In merito a tale scopo, la serie dei Net Asset Value (NAV) del portafoglio è stata confrontata con le serie degli indici S&P 500 e MSCI World. In coclisione, la strategia proposta, pur mostrandosi come market follower per il periodo considerato, sovraperforma rispetto all’indice MSCI World per quasi tutto il periodo di valutazione ed evidenzia una maggior resistenza a drawdown imprevisti dei mercati, come quelli scaturiti a marzo 2020 dalla crisi del Covid-19.
di Alessandro Auriemma, Alessia Rosaria Cucca, Giorgia De Vivo, Gianluca Gherardi, Carolina Minieri, Martina Raia