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I fattori ESG nel quadro della finanza sostenibile

I fattori ESG

In un quadro teorico e regolamentare in costante evoluzione, il presente lavoro si propone di studiare l’impatto dei fattori ESG (Environment, Social, Governancesul settore bancario. 

I fattori ESG rappresentano i tre pilastri (Staub-Bisnang, 2012) della finanza sostenibile e si delineano come «caratteristiche ambientali, sociali o di governance che possono avere un impatto positivo o negativo sulla performance finanziaria o sulla solvibilità di un’entità, sovrana o individuo (EBA/DP/2020/03). Partendo da questa definizione, è quindi automatico definire i rischi ESG quelli il cui verificarsi genera con alta probabilità degli impatti negativi.  

La portata di questi impatti si differenzia in base a numerose varianti come il settore di attività economica, la dimensione o la geolocalizzazione di una determinata attività commerciale. I fattori ESG possono tradursi, attraverso i canali di trasmissione microeconomici e macroeconomici, in rischi di diversa natura e quindi incidere sui criteri di determinazione degli assorbimenti patrimoniali di Primo e/o di Secondo Pilastro. 

I fattori ESG e il rischio di credito 

Ponendo particolare attenzione sul rischio di credito, i fattori di rischio ESG impattano negativamente sull’attività creditizia, attraverso il canale microeconomico, manifestandosi o come l’incapacità di un prenditore di fondi di adempiere al rimborso del debito o anche come l’impossibilità di una banca di recuperare completamente il valore di un prestito in caso di default del debitore a seguito della riduzione del valore della garanzia reale. 

In tale ambito il rischio ESG si potrebbe configurare come un fattore aggiuntivo da considerare in sede di determinazione dei valori sia di probability-of-default (PD) che di loss-given-default (LGD). 

Sul piano del canale di trasmissione macroeconomico, da studi1 in materia si evince che i fattori di rischio ESG portano a mutamenti socioeconomici che potrebbero avere un impatto sulla crescita economica, sebbene l’entità di tali impatti sia complessa da quantificare. Di conseguenza, i cambiamenti socioeconomici potrebbero esporre maggiormente gli istituti bancari al rischio di credito in quanto variazioni negative della crescita economica comportano una diretta incidenza sulla solvibilità dei debitori di una banca. 

La metodologia di analisi del rischio di credito con i fattori ESG 

Al fine di integrare i fattori ESG nel processo di misurazione del rischio di credito, la metodologia proposta si sostanzia in due fasi: 

  • un’analisi qualitativa che prevede l’introduzione di un questionario da sottoporre all’azienda prenditrice di fondi che permette di sopperire alla mancanza di quei documenti formali che le aziende non sono solite produrre sia perché la loro redazione risulta essere facoltativa, sia perché molto spesso accade che aziende – specie quelle con bassa capitalizzazione – non rendono pubbliche le policy sociali e ambientali; 
  • un’analisi quantitativa che prevede, dopo l’elaborazione delle informazioni ricavate dal questionario, la costruzione di uno score al quale verrà poi associata una scala di valutazione che consentirà alla banca di stabilire se un’impresa è conforme o meno ai criteri ESG. 

Il questionario costruito, è composto da 39 domande concernenti le tre macroaree, environment, social, e governance. 

Le domande poste nel questionario sono di una duplice tipologia: qualitativa e quantitativa. Sia nel caso di domande quantitative che qualitative alle risposte verrà assegnato un valore nel range da 1 a 5, dove 1 indica una bassa o assente attitudine dell’impresa al rispetto del fattore ESG oggetto di indagine; mentre 5 indica una piena conformità a tale fattore. Inoltre, nel caso di domande qualitative dicotomiche, viene assegnato un punteggio massimo di 5 se la risposta è affermativa, viceversa si attribuirà punteggio 1.  

Attraverso la somma dei punteggi delle singole domande si ottiene a questo punto uno score per ogni pilastro. Lo score complessivo è dato dalla somma dei tre risultati ottenuti precedentemente ai quali vengono però attribuiti dei coefficienti di ponderazione di 0,5 per la parte Environment e di 0,25 sia per le componenti Social e Governance. L’applicazione dei pesi di ponderazione è frutto dell’assunzione che la componente Environment – la quale comprende la fattispecie di rischio climatico – potrebbe essere maggiormente impattante tanto sulla PD che sulla LGD dell’impresa. 

Dallo score ponderato viene a tal punto ricavata una valutazione (rating) sintetica mediante una prima fase di normalizzazione del punteggio cumulato a valori che oscillano tra 0 e 100, dove 0 corrisponde all’assenza di conformità ai fattori ESG mentre 100 ad un elevato grado di allineamento ad essi. In una seconda fase si va a comparare il punteggio normalizzato con una scala di rating precostituita che va dalla A alla C. 

Al fine di poter discriminare – a parità di rating di controparte – le imprese più o meno allineate alle tematiche ESG si è adottato un fattore di correzione da apportare alle probabilità di default della controparte che potesse premiare le aziende che già avessero adottato politiche o investimenti atti a mitigare la rischiosità ESG ed altre che invece non avessero intrapreso tale percorso. Tale fattore correttivo, infatti, ha un valore compreso tra >0 e <1 per le imprese con alto rating ESG e >1 per quelle con basso rating ESG. In tal modo si è qualitativamente integrato tale fattore correttivo basandosi sull’ipotesi che il rating di controparte potrà di fatto migliorare i parametri economico-finanziari che tipicamente vengono usati nei rating interni, a ragione di modalità di produzione più efficienti, di maggiore preferenza e reputazione sul mercato in tema di sostenibilità, di più basso costo finanziario applicabile verso le esposizioni bancarie e finanziarie. 

Applicazione della metodologia su un campione di 900 esposizioni creditizie 

La metodologia di ESG Scoring illustrata, è applicata su un portafoglio creditizio creato ad hoc, analizzando gli impatti rispetto alle usuali metriche di misurazione del rischio di credito. 

Il portafoglio teorico è composto da circa 900 esposizioni creditizie classificate per settore produttivo, area geografica e fatturato. La simulazione operativa, pertanto, si pone come obiettivo finale l’analisi della rischiosità del portafoglio e lo sviluppo di possibili scenari futuri. 

L’esito della simulazione congiunta “rating interno – rating ESG” mostra una distribuzione del portafoglio che di fatto si concentra nelle classi di rating inferiori, confermando che la maggioranza delle imprese presentano un basso allineamento ai criteri ESG. Ciò sembra essere in linea alla situazione nella quale, presumibilmente, si trovano le piccole e medie imprese italiane. La simulazione ha evidenziato il potenziale cambiamento dei RWA creditizi, gli eventuali maggiori accantonamenti a fine IFRS9, l’aumento del capitale assorbito e del capitale economico.  

I risultati confermano che la presenza nel portafoglio della banca di tante imprese poco aderenti alle tematiche ESG potrà in futuro essere penalizzante per gli istituti finanziari in quanto dovranno procedere non solo a maggiori accantonamenti (con conseguente aumento del costo del credito e quindi anche dei pricing risk-adjusted attuabili), ma saranno anche penalizzate in termini di maggiori assorbimenti patrimoniali e, in logica interna, di capitale economico. 

Infine sono state implementate sul portafoglio teorico analisi di scenario volte ad indagare possibili sviluppi futuri che potrebbero dare origine a notevoli perdite per gli istituti bancari.  

Nello specifico, con l’obiettivo di osservare gli impatti in termini di RWA, accantonamenti, capitale assorbito ed economico, sono stati ipotizzati tre scenari. Nel primo si considera il caso in cui l’impatto climatico colpisca gli immobili residenziali e non residenziali oggetto di garanzia. Nel secondo scenario si ipotizza che le imprese appartenenti alle classi di rischio ESG CCC e CC, subiscano un downgrade dovuto alla mancata gestione della transizione, necessaria a seguito dell’introduzione da parte del Regolatore di una politica che disincentivi le emissioni di CO2.  Nell’ultimo scenario si ipotizza un aumento medio delle temperature di 1,5° C in 5 anni con conseguenze rilevanti per il settore agricolo, alimentare e turistico. I risultati mostrano un aumento dei valori delle suddette metriche di misurazione del rischio di credito. 

Conclusioni 

In conclusione, alla luce delle analisi empiriche condotte sul campione di imprese considerato, è possibile asserire che l’introduzione dell’esposizione dei singoli agenti economici ai fattori ESG, comporterà per l’intero sistema finanziario un doveroso adeguamento, tanto dei sistemi di misurazione dei rischi, quanto dell’intera funzione di risk management delle banche che dovrà adeguarsi alle sfide in tema ESG che il futuro serberà. 

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